Croco e Smilace ci ha portati a vivere in aperta campagna tra boschi, prati e colline: sembrerà un paradosso, ma abbiamo imparato a condividere questi grandi spazi con i nuovi “vicini di casa”, quelli che ci vivono da sempre e che meritano rispetto: gli animali selvatici.
Abbiamo stretto amicizia con una volpe che si fidava a tal punto da prendere il cibo dalle nostre mani, siamo rimasti pietrificati di fronte a un branco di lupi, ci siamo svegliati di notte con due barbagianni che avevano scelto di corteggiarsi sulla mensola della finestra della nostra camera, ma di certo l’incontro ravvicinato più emozionante è stato con Edvige, il gufetto caduto dal nido.
Era un pomeriggio d’estate molto caldo e l’ho visto sullo sterrato polveroso che agitava le ali, apriva e chiudeva il becco freneticamente, provava a mettersi in piedi ma non ci riusciva.
Ecco, io lo so che se tocchi un cucciolo gli trasmetti il tuo odore e lo rendi irriconoscibile alla madre che non vorrà più prendersi cura di lui, ma cosa potevo fare?
Se non lo avessero ucciso il caldo, la fame e la sete, ci avrebbero sicuramente pensato i predatori.
Così, con delicatezza, l’ho preso in mano e l’ho portato in casa al fresco e l’ho messo in una scatola riempita di paglia.
Era terrorizzato, ma dopo aver bevuto si è tranquillizzato; ho cominciato a carezzargli la testolina, quella lanugine grigia era irresistibile al tatto! Ha chiuso gli occhi e si è addormentato…
Edvige diventerà un rapace grande e forte.
Abbiamo scelto di non tenerlo ma di farlo vivere in un’oasi protetta grazie alla LIPU che si sta occupando del suo recupero per restituirlo alla natura
vai Edvige, vola alto!